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giovedì 28 novembre 2013

Giganti: scienza o inganno ?

PREFAZIONE
Lascio il servizio tale e quale, è perfetto cosi', almeno dal mio punto di vista, è cio' che penso realmente da tempo ormai, nulla in piu' da aggiungere. Giudizio sottolineo personale, ma che chiaramente suggerisce se non altro logiche conclusioni sul perche' di enormi costruzioni 'impossibili', manufatti inusuali, oggetti inutilizzabili da qualsiasi cosiddetto uomo, strutture magalitiche che sfidano millenni ..  Sull'esistenza di uomini giganteschi che hanno popolato in lungo e in largo la nostra stessa terra se ne parla troppo, forse troppo poco, o forse solo nel modo sbagliato. A molti potra' sembrare una classica fiaba della buona notte da raccontare ai bambini quando fuori imperversa un temporale, ad altri il solito fake partorito dalla rete, qualcuno potrebbe aprire gli occhi su di un pianeta inesplorato e seppellito nella notte dei tempi, un approccio differente al mondo dell'archeologia e la religione, ognuno di noi si è fatto o si fara' un'idea. Di certo è che gli scheletri, interi o parziali che siano esistono, ogni tanto ricompaiono, a volte spariscono. Di certo esistono anche i falsi, fotomontaggi, alterazioni digitali. Spesso le foto che girano on line sono quasi sempre sgranate, chissa' come mai. Ma per la legge dei numeri, o dei resoconti di coraggiosi professionisti non intimoriti dai dispotici insegnamenti scolastici, forse vale la pena leggere quanto sotto...

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"In quel tempo c'erano sulla terra i giganti, e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro dei figli.

Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi.
Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo.
Il SIGNORE si pentì d'aver fatto l'uomo sulla terra, e se ne addolorò in cuor suo.

E il SIGNORE disse: "Io sterminerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato: dall'uomo al bestiame, ai rettili, agli uccelli dei cieli; perché mi pento di averli fatti".
Ma Noè trovò grazia agli occhi del SIGNORE.
Genesi 6:1-8"


Questo e' quanto narra la Bibbia su i giganti.
Anche testi Sumeri, pur se in modo diverso e con una infinità di dettagli particolari, narrano di esseri che scesero dal cielo sulla terra.

Era una comunità di persone, uomini e donne, che veniva dal pianeta Nibiru e che appartenevano al popolo degli Anunnaki. Erano di proporzioni gigantesche e si stanziarono sulla terra " dicono le tavolette sumere " perché avevano bisogno dell'oro.

Secondo questi racconti, sia gli uomini che le donne Anunnaki, si unirono agli esseri umani ed ebbero dei figli.
Secondo molti, gli Anakim, di cui parla la bibbia, sarebbero i discendenti degli Anunnaki di cui Anakim sarebbe la traduzione ebraica.

Altri riferimenti a giganti si trovano in altre culture antiche, nei miti greci troviamo i miti di Atlante e Prometeo e dei ciclopi, ma anche presso i siriani e gli ittiti si trovano miti di una antica razza di giganti, ma spesso la storia si trasforma in mito ed in leggenda, così i giganti vengono confusi con gli dei, così a Ras Sham Ra si trovano delle tavolette in cui si narra che Baal fu ucciso dagli invasori, ma Baal era un gigante e solo in epoche successive fu visto come un dio malvagio.
In ogni angolo della terra vi sono riportate storie simili, in india, in Thailandia, in America (i Maya parlavano dei giganti Quinatezmin), nel "Manoscritto messicano di Pedro de los Rios" si legge: "Prima del diluvio che si verificò 4008 anni dopo la creazione del mondo, la Terra di Anahuac era abitata dagli Tzocuillixeco, esseri giganteschi...", così come troviamo raffigurazioni di giganti in antichi templi, statue di esseri alti 4-6 metri o più.

Questi testi, erano solo un modo per raffigurare personaggi a cui si voleva dare importanza? Le grandezze delle statue rappresentavano la grandezza dei personaggi? Chi erano questi giganti? Sono mai esistiti oppure e' solo fantasia degli scrittori? Erano uomini o esseri celesti?

Le domande abbondano a differenza delle risposte spesso inesistenti perche' boicottate dal mondo accademico.
Eppure le prove dell'esistenza dei giganti sono ben visibili e tangibili in tutto il mondo: Nel 1577 a Willisau, nel cantone di Lucerna, venne alla luce uno scheletro dalle ossa enormi.
Le autorità della zona si affrettarono a convocare una commissione di esperti capeggiata dal anatomista elvetico Plater, di Basilea. Gli studiosi rimasero perplessi, ma dinanzi al parere del grande specialista chinarono il capo.
Plater dichiarò che si trattava senza ombra di dubbio di resti umani, nonostante la loro mole fosse alquanto insolita.
Lo scheletro era incompleto ma l'anatomista lo ricostruì sulla creta: ne risultò il disegno di un titano alto 5, 80 metri! Fu battezzato "il gigante di Lucerna" e le sue ossa furono orgogliosamente esposte in una sala del municipio.




Nel 1895 Mr. Dyer nel corso di attività minerarie nella contea di Antrim, in Irlanda, scoprì un gigante fossilizzato.
L'altezza che presentava era di 3, 70 metri, e in più il piede destro presentava sei dita.
Nel MT. Blanco Fossil Museum (USA) è conservato un femore umano lungo "quasi" quanto la statura di un uomo medio, ritrovato in Mesopotamia.
L'uomo sarà stato alto almeno circa 5 metri.
Gargayan: scheletro umano alto 5, 18 metri.
Ceylon: resti umani di individui alti certamente circa 4 metri.
Zone sud-orientali della Cina: ossa umane di individui alti certamente più di 3 metri.

Furono anche trovati attrezzi dalle dimensioni sconcertanti che per essere maneggiati bisognava avere una forza impressionante e si deve essere alti non meno di 4 metri: 500 asce bipenni del peso singolo di 8 Kg.

Tura, nell'Assam (Pakistan occidentale): scheletro umano dell'altezza di circa 3, 35 metri.
Cina meridionale: denti grossi circa sei volte di più dei nostri e sono denti appartenuti ad un uomo gigante.
Isole di Giava 1940: una mascella inferiore appartenente ad un uomo alto certamente circa 3, 50 metri per le sue proporzioni.
Nel Tibet: Sven Hedin affermò di avere visto mummie gigantesche nascoste in luoghi molto profondi. 0

Quando sentite parlare di uomini giganti, date per scontato che si parla di esseri mitologici o fantascientifici o di invenzioni del tutto fiabesche. Tutto ciò però è lungi dall' essere falso o leggendario.

L'esistenza dei giganti è stata documentata da testi scritti e da ritrovamenti archeologici.
Risulta difficile credere a ciò perchè nessuno vi ha dato modo di farvi credere, eppure se vi parlano di dinosauri non avete difficoltà a credere in una lontana loro esistenza.
L'archeologia tradizionale si basa su dei principi inderogabili che fanno affidamento alla Teoria dell'Evoluzione Darwiniana.

Con questo tutto ciò che non rientra negli scritti e nei concetti del Darwinismo diviene scomodo e inaccettabile per la storia perchè non fa parte dell'evoluzione scritta secondo Darwin e vanno a riempire gli scantinati dei musei di oggetti non classificati o se del tutto scomodi vengono distrutti;questi oggetti prendono il nome di OOPARTS.


Fonte Web


Quindi potete ben capire come alcuni ritrovamenti archeologici possano divenire scomodi a mantenere l'evoluzione e l'archeologia tradizionalista.
Avete difficoltà a capire tutto ciò perchè semplicemente non siete stati abituati a credere, perchè qualcuno ha creato un canale mistificatorio, affinche giungesse nella nostra cultura come qualcosa di mitologico.
Tutto questo perchè l'archeologia si prende carico di far passare solo quello che non possa sconvolgere il sapere di cui siamo stati allevati... altrimenti crollerebbe tutto il sapere di anni di studi e si finirebbe per non dar più credito più all'archeologia.

Per questo motivo molti archeologi si sono staccati dai tradizionalisti perchè si sono ribellati nel non voler far passare la menzogna, ma solo il sapere vero e il loro compito era quello di impegnarsi nel far passare tutto ciò che era la verità anche se alcune scoperte avrebbero potuto suscitare uno scompiglio culturale mondiale, ma a loro interessava comportarsi da "Archeologi", da coloro che studiano i reperti.
Quindi anche reperti autentici come si dimostrano gli scheletri dei "Giganti" sono stati manomessi fino a gettarli nel canale degli OOPARTS"reperti fuori da ogni logica".

Per concludere, sono questi i giganti di cui parla la bibbia? Sono stati forse questi mitici "giganti", le cui tradizioni, e i resti fossili, sembrano essere presenti da un capo all'altro del mondo, a costruire i siti megalitici come Stonehenge, Sacsahuaman, Giza e tanti altri che sembrano sfuggire ad ogni logica costruttiva riferita a quei tempi? E forse queste antiche tradizioni di esseri giganteschi e le prove della loro esistenza, che sembrano ogni tanto emergere dalle nebbie del passato e dalla terra del presente, possono essere collegati ad altri miti come quelli dello yeti e dei bigfoot? Alla scienza le risposte, anche se questa, spesso, oltre a non rispondere a ciò che non conosce, nega ciò che sa.


Fonte Taringa.net

Fonte http://progettohorizon.forumcommunity.net/

martedì 26 novembre 2013

Un Dio celtico degli antichi Liguri

FINALE LIGURE, Verzi .
La valle è assai ricca di tracce umane, preistoriche, protostoriche e romane: il suo stesso nome deriva da cinque ponti della via Julia Augusta del II secolo.
Particolarmente rara e curiosa è la scultura rupestre, alta circa quasi due metri, posta proprio in prossimita' di un bivio, a sinistra di una ripida mulattiera. La scultura raffigura chiaramente una testa umana elevata sul collo, con lo sguardo rivolto verso il cielo in direzione Nord.
A detta di molti studiosi, si tratterebbe della rara e interessante immagine simbolica di una divinita' celtica databile al 3000 / 2000 a.C. I celti prima e i Liguri poi ( anche questi di stirpe celtica ) che si stanziarono nelle valli alpine ed appenniniche, veneravano infatti un dio di pietra che chiamavano Penn o Pennin.
Citato anche da Tito Livio ( XXI, 38 ), veniva adorato sulle vette piu' alte in forma di uno scheggione di roccia piu' o meno lavorato o, talvolta, di un semplice ammassamento di pietre.
Il vocabolo Penn significa letteralmente cima, sommita' o vertice, cosi come Alp vuole dire alto, spiccato.
I Romani ne latinizzarono il nome in Penninus, e Catone ne parlo' addirittura come una divinita' femminile: Pennina Dea. Ancora oggi i nomi di molte montagne contengono la radice celtica da cui derivano, basti citare le Alpi Pennine, agli Appennini stessi, ai monti Pennino, Penice ecc.. E' persino possibile rinvenirvi  alcune originarie raffigurazioni dell'antico dio.
A chi "sente" il richiamo del passato, trovarglisi di fronte provoca una strana sensazione, con quello sguardo perennemente puntato verso nord, come per indicarci silenziosamente qualcosa, forse un messaggio rivolto proprio a noi dai suoi antichi artefici.
Il ricordo di questo antico dio è quasi del tutto ignorato dalla storia e dalla mitologia per diversi motivi. I Romani sostituirono il culto originale e ritenuto pagano con quello di Giove, detto Pennino. Con il Cristianesimo, specialmente tra il VI e il IX secolo, Carlo Magno ed altri sovrani ordinarono agli abitanti delle campagne, minacciando pene gravissime compresa la pena capitale, di abbattere i simulacri di pietra o comunque pietre erette oggetto di culto. I pochi monumenti giunti fino a noi si salvarono per cause fortuite o perche' vi venne incisa sopra una croce.


Il dio Penn - particolare

Un paio di curiosita' non mancano :

- Alla base della singolare scultura, si notano dei segni incisi, forse ritualmente; si dice che vengano anche ritrovati dei segni di offerta, il che vorrebbe dire che qualcuno nutre ancora una forma di 'venerazione' per questa divinità...
- La divinità di Penn o Penninus non sembra comunque essere appannaggio della sola Italia settentrionale, come si legge in queste righe:
"Questo dio Pennino, ci fa sovvenire del famoso Tempio, consacrato a Giove Appennino presso Gubbio, nel bel mezzo di quella lunga catena di montagne onde Italia dall'un capo all'altro è divisa. Su che sono da riferire tanto i versi di Claudiano(Claudian, de Sexto Consul, Honor)che indicano il luogo del Tempio, quanto un'iscrizione trovata presso lo stesso luogo, nella quale vedesi attribuito a Giove l'epiteto di Apenino
IOVI
APENINO
T.VIVIS
COMO
GENES
SVLPICIA. EVFRO
SINE.CONIV
V.S.D.D.
Di queste remote origini rimangono poche testimonianze isolate e qualche radice toponomastica oltre che il fascino inestinguibile delle cose perdute ..

domenica 24 novembre 2013

Dal neolitico un amore che sfida i secoli

GLI AMANTI DI VALDARO
San Giorgio, vicino Mantova. E' stata rinvenuta la sepoltura di una giovane coppia, di sesso diverso, tumulati insieme faccia a faccia. Gli “amanti di Valdaro”, sono l’unico esempio di sepoltura doppia in Italia settentrionale. La tumulazione è avvenuta nello stesso momento, come ci suggeriscono le ossa incrociate tra loro.
Due scheletri risalenti a 6000 anni fa, accucciati e pare dormienti, un uomo ed una donna abbandonati nel sonno perpetuo, usciti di scena in due, oltre la vita e oltre la morte insieme. Le braccia di lui si appoggiano al collo di lei, mentre quelle di lei pare cingano i fianchi di lui. I volti si fronteggiano e si sfiorano. Alcune lame e una punta di freccia in selce facevano parte del corredo, forse un significato simbolico o forse la causa della loro morte poiche' ritrovati una a livello delle vertebre cervicali di lui e l'altra ad altezza della coscia di lei  ( lama ). Non è da escludere che la morte sia sopravvenuta per malattia, o forse per il freddo particolarmente rigido, cercato di sconfiggere in un tenero abbraccio ..


Particolari degli scheletri - ricostruzione grafica

I due giovani rimarrano sempre un mistero, ma cio' che sembra colpire davvero di questa scoperta è il loro eterno amore racchiuso in un tenero abbraccio che sfida i secoli, ed ultimamente anche i beni culturali italiani.
Dopo il ritrovamento furono conservati in una teca presso il museo archeologico di Mantova, ma non esposti al pubblico. Recentemente sulla Gazzetta di Mantova è apparsa questa notizia: gli Amanti di Valdaro finalmente saranno visibili al pubblico con un allestimento permanente al museo archeologico. A confermarlo è la stessa presidente del comitato “Amanti a Mantova” Silvia Bagnoli.

giovedì 21 novembre 2013

La cometa ISON scortata da due oggetti

Al pari di molti ricercatori, le immagini parlano chiaro. La Cometa ISON viene scortata da due astronavi extraterrestri e sembra infatti che non ci siano dubbi su questo. Gli ufo stanno forse guidando la cometa verso una destinazione sconosciuta in modo da evitare un impatto con la Terra o per altri motivi? La destinazione sembra essere Phobos, satellite di Marte :  < Secondo la mitologia greca, Fobos è uno dei figli di Ares (Marte) e Afrodite (Venere). I nomi di Deimos e Fobos significano rispettivamente terrore e paura, e furono assegnati su suggerimento del professore di scienze di Eton Henry Madan in onore dei due compagni del dio della guerra Marte citati nel XV libro dell'Iliade.. > fonte Wikipedia.
Ci sono recenti video che girano in rete e che vanno a collimare sul fatto che si possono osservare due oggetti lunghi e a forma di sigaro che accompagnano la Cometa. Il secondo ed ultimo video conferma che i due oggetti sono reali e orbitano intorno alla ISON. Quindi i due video … confermano la stessa cosa. Questa non è una coincidenza. 

Il nuovo Testamento
Diverse versioni che citano la cometa Ison, meritano di essere lette e valutate, dopo di chè trarre le proprie logiche conclusioni su chi, cosa o perchè arriverà a tenerci compagnia come la stella Cometa di Gesù Bambino fece piu' di 2000 anni fa. Perchè  secondo l’agenzia spaziale federale russa, la Cometa ISON ha di fatto compiuto una serie di “ aggiustamenti orbitali inspiegabili ” intorno al pianeta Marte per allinearsi meglio con il pianeta rosso e la gia' di per se misteriosa luna Phobos. Le modifiche di questa rotta, hanno lasciato sconcertati gli scienziati.

Anomalie di ISON
La domanda che sorge spontanea è: perchè ISON non si comporta come le altre comete? E’ già terminato il suo combustibile, oppure non si tratta di una cometa? A fomentare il dubbio è una curiosa immagine disponibile sul sito dell’Hubble Legacy Archive. Andando a questo link, è possibile ammirare un’immagine di ISON scattata da Hubble il 30 aprile 2013.
A questo punto noteremo che in alto a sinistra ci sono alcuni comandi: provate a centrare ISON, zoomate un pò e poi scurite l’immagine cliccando su “Darker”. Questo è l’effetto ottenuto:


Fonte Evidenzaliena.altervista.org


Ma di cosa si tratta realmente? Una cometa di solito ha un nucleo di forma circolare giusto ? Penso sia normale. Ma allora ISON ha tre nuclei? Osservando le immagini pare proprio di trovarsi davanti ad un Ufo, anzi due almeno, intesi come “oggetti volanti non identificati”. Se invece volessimo pensare ad un'anomalia della fotocamera di Hubble, come mai gli altri corpi celesti presenti nelle immagini non subiscono la stessa " deformazione " ?

Ipotesi Sumera
Qualcuno, addentrandosi nella storia sumera ricca di testimonianze astronomiche, di ipotetici visitatori stellari  e contatti alieni,  ha visto una similitudine tra l’immagine contrastata dell’oggetto ripreso da Hubble e un antico sigillo proveniente dalla Mesopotamia nel quale è rappresentato il simbolo del ‘pianeta alato’ .
Se allora Ison non è una cometa, cosa diavolo è? Viene da dire un'astronave aliena in avvicinamento, scortata da due navi minori sigariformi.. Staremo a vedere, per ora lo spettro della profezia Maya sulla fine del mondo in ritardo di un anno gia' ha fatto capolino su blog e siti del circuito ufologico mondiale.
To be continued ..


Fonte Evidenzaliena.altervista.org - Mondo alato sumero


Fonte Evidenzaliena.altervista.org

mercoledì 20 novembre 2013

Arena dei gladiatori a Milano

Milano Archeologica.
Io non ricordavo questa presenza, eppure è cosi naturale considerando che dopo Roma, Mediolanum era gia' in epoca romana la seconda citta' piu' importante dell'impero, terra di confine tra la societa' civile e quella barbara dei Galli.
Eliminando le distruzioni subite durante le invasioni barbariche spesso gli edifici storici sono scomparsi perché diventavano “cave” di materiali. Anche a Roma successe in un primo tempo la medesima situazione, ma si fermarono prima nel riutilizzare i materiali ( vedi Colosseo ), vuoi per l'abbondanza di marmo, vuoi per buonsenso. Milano aveva uno stupendo anfiteatro romano, sorto nel I secolo d.C., purtroppo a differenza della capitale e Arles ne è rimasto pochissimo. Doveva contenere all'incirca 15-20000 spettatori, per dovere di cronaca l'arena di Verona 30-35000..
Eretto tra il II e il III secolo fuori le mura, in una posizione strategica rispetto ad importanti vie di comunicazione dirette a Sud-Ovest, doveva essere tra i più grandi edifici del genere (lungo 155 m e largo 125 m). L'edificio fu abbandonato nei primi secoli del Cristianesimo e utilizzato come cava di materiali edili già tra il IV secolo e il V secolo, non necessariamente per volontà di distruzione, ma probabilmente solo per disuso dell'edificio, considerata anche la rarità della pietra a Milano ( vedi sopra ). L'anfiteatro venne demolito durante un attacco dei barbari alla città di Mediolanum, si suppone durante la guerra gotica, nel 539. Il parco archeologico si estende nell’area in cui sono stati portati alla luce tratti delle fondamenta di 7 muri radiali dell’Arena. I primi scavi furono condotti nel 1936 dall’archeologa Alda Levi, cui è dedicato l’Antiquarium annesso al parco. Esso comprende due sale in cui viene illustrata l’evoluzione del quartiere in cui sorgeva l’anfiteatro e la storia e le caratteristiche degli anfiteatri romani, compresi gli spettacoli che vi si svolgevano. Pezzo interessante del museo è la Stele Funeraria del gladiatore Urbico.


Lapide conservata nelle Civiche Raccolte Archeologiche di Milano - Urbico



Fonte T.C.I. - anfiteatro in Milano

A PROPOSITO DI URBICO ..
DM/Urbico secutori primo palo/natione fiorentino qui pugnavit (terdecies)/vixit annos (duos et viginti)/Olympias filia quem reliquit mesi (quinque) et Fortunensis filiae et Lauricia uxor/marito bene merenti cum quo vixit annos (septem)/Te moneo ut quis quem vicerit occidat colent Manes amatores ipsius”.
Nella lapide lo si dichiara “secutor primo palo”, che era la qualifica dell’aiutante in prima del doctor, ossia l’addestratore dei gladiatori. Non sappiamo se era un libero o un condannato ai lavori forzati che aveva scelto il combattimento nell’arena. La dotazione di un secutor era costituita da un elmo liscio, un gladio e uno schiniere sulla gamba sinistra; combatteva di solito contro un reziario ( letteralmente l'uomo con la rete o "il combattente con la rete" ). Fiorentino di nascita, nella lapide lo vediamo effigiato con i suoi attributi: l’elmo infilato su un palo, nella mano destra un gladio e nella sinistra uno scudo, mentre il cane potrebbe non essere direttamente collegato ai giochi.
L’ultima frase dell’epitaffio suona come una maledizione, perché Urbico, pur uscito vittorioso da un confronto anche se ferito, venne a tradimento ucciso a soli 22 anni. Comunque sia, l’affetto dei tifosi ha funzionato nei secoli per rendere giustizia a posteriori al loro idolo.
VAE VICTIS !!

domenica 17 novembre 2013

Svelate le origini degli Etruschi

Nel V secolo a.C. Erodoto, il primo storico riconosciuto, affermava nelle sue Storie che gli etruschi emigrarono dalla Lidia (Asia Minore occidentale, oggi Turchia meridionale) a causa di una lunga carestia e raggiunsero l'Umbria e la Toscana. La versione di Erodoto fu però gia' contestata nel I sec. a.C. da Dionigi di Alicarnasso, il quale sosteneva che gli etruschi si erano evoluti da popolazioni locali. A questa interpretazione ne seguirono altre ( origine nordica, origine balcanica ecc ), fino al 1885, quando a Lemno fu rinvenuta una stele con iscrizioni e decorazioni molto simili a quelle ritrovate nelle tombe degli etruschi. E il racconto di Erodoto fu rivalutato ...

Gli Etruschi sono ancora tra noi
Risultati di recenti nuovi studi sulla genetica non lasciano dubbi: Erodoto si sbagliava. Gli Etruschi del V secolo a.C. non provenivano assolutamente dall' Anatolia, ma erano popolazioni autoctone in Italia gia' da secoli. Fino ad oggi il mistero ci riportava ad immaginarli provenienti dall'oriente, ma in realta' erano italianissimi ma non solo, alcune tracce del loro DNA sono ancora presenti in alcune zone che oggi risiedono nelle vicinanze di Volterra e nel Casentino. È quanto emerge da un recente studio pubblicato su Plos One a firma di Guido Barbujani dell’Università di Ferrara e David Caramelli dell’Università di Firenze, in collaborazione con l’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano.

Sarcofago degli Sposi 

Il patrimonio genetico delle antiche popolazioni della toscana mutava notevolmente da un villaggio all’altro, anche se le comunità erano separate tra loro da pochi chilometri. Proprio come ora del resto. Gli scienziati hanno inoltre messo a confronto i campioni genetici con altri provenienti dall’Asia e hanno scoperto che gli unici contatti tra gli antichi etruschi e le comunità dell’Anatolia ( la moderna Turchia ) risalgono all’epoca preistorica, mettendo a tacere così definitivamente la teoria secondo la quale questa popolazione sarebbe giunta in Italia solo nell’ VIII secolo a.C.

La Stele di Lemno
Perche' si è sempre sostenuto dunque che gli Etruschi avessero radici piu' lontane e misteriose delle nostre ?
Perche' altri riscontri di carattere archeologico a favore di questa teoria, sono le analogie tra alcune tombe etrusche e alcune tombe dell' Asia minore, inoltre alcune somiglianze che appaiono piu' orientali che italiche : piacere del lusso, l'amore per la mondanita' , l'epatoscopia ( esame del fegato degli animali sacrificati a scopo divinatorio ) .
Come rispondenza archeologica a questa ipotesi, nell' isola di Lemno , nei pressi della citta' di Kaminia, è stata portata alla luce una stele funeraria recante un' incisione in una lingua non greca , interpretata solo grazie alla sua somiglianza con la lingua etrusca. L'idioma corrente a Lemno nel VI sec. a.C. , pur sottolineando non essere la stessa lingua, probabilmente aveva delle radici comuni. 

La stele di Lemno

Fonte Focus.it

venerdì 15 novembre 2013

...sotto il tracciato dell' Alta velocita'

Come si viveva e si lavorava nella pianura bergamasca ? E' la linea dell' Alta velocita' a dircelo ..Da ormai piu' di un anno sono partite, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni archeologici della Lombardia, le prime indagini archeologiche lungo quello che sarà il tracciato percorso dai binari della Tav.
Gia' in partenza il bilancio non è male : 33 sono  i cantieri che fra Treviglio e Antegnate hanno portato alla luce importanti reperti risalenti a un esteso periodo storico compreso fra la tarda età del bronzo ( XII° secolo a. C. ) all'età rinascimentale ( XV° secolo d. C. ). Necropoli e villaggi ci regalano fibule, monete e monili in argento a punte di freccia e giavellotti in bronzo oltre a diversi altri oggetti in ceramica e vetro. Non è stato nemmeno troppo impegnativo, tali reperti sono "sbocciati" dalla terra da soli 20 - 60 cm di profondita'.
Archeosistemi di Reggio Emilia è la societa' incaricata alle idagini preliminari archeologiche.
I suoi tecnici da piu' di un anno stanno scavando nelle aree indicate dalla Soprintendenza come a «rischio archeologico» manifestatesi fino ad ora in modo particolarmente ricco a Antegnate, Bariano, Caravaggio con la frazione di Masano, Casirate e Treviglio.


Fonte : Eco di Bergamo.it - Monete romane


I ritrovamenti che vanno per la maggiore abbracciano l'eta' romana e tardo-romana, periodo compreso che va dal I sec a.C. al IV sec d.C.
Una curiosita' ce la dedica la necropoli di Bariano, strutturata su 36 tombe che si estendono lungo un' antica strada larga sei metri e parte della spessa rete viaria che già in età romana interessava la pianura bergamasca. All'interno delle tombe sono venuti alla luce corredi funerari arricchiti da piatti, coppe, olle ( in archeologia con riferimento agli antichi Romani, vaso di uso comune per lo più panciuto e fornito di coperchio ), balsamari maggiormente in frammenti, e sopratutto monete (o meglio dell'obolo che, secondo la credenza religiosa di allora, andava versato a Caronte, il temibile ed avaro nocchiero per attraversare nell'Ade il fiume Acheronte).
Testimonianze di vita di 2000 e oltre anni fa nelle nostre pianure ...


giovedì 14 novembre 2013

Sua maesta' la regina Tiyi, la nonna di ..

IL Cairo, 24 gennaio 2006

Signore e Signori , sua Maesta' la regina TIYI. Un team di archeologi statunitensi ha riportato alla luce una statua della regina Tiyi, la sposa di uno dei più grandi faraoni dell'antico Egitto, nonna del faraone-bambino, Tutankhamon. Cosi' scrivevano allora le famose testate di tutto il mondo. Di recente la Sovrana è tornata alla luce ed accurati esami del DNA ci raccontano che ..
Tiyi era la sposa di Amenofi III (circa 1408-1372 a.C.), un faraone della XIII dinastia, il cui regno conobbe uno straordinario fiorire delle arti. E fu la madre di Amenofi IV, il faraone-eretico. Passato alla storia come Akhenaton, il faraone-eretico, sposo di Nefertiti, spostò la corte faraonica da Tebe a El Amarna e diede vita ad un culto religioso monoteista incentrato sulla figura del disco solare, il dio Aton. Fu il primo a sconvolgere gli antichi credo degli egizi e per questo considerato un "pagano". Tutankhamon quindi, ha rivelato la genetica essere nato da un'unione incestuosa, tra un fratello e una sorella, entrambi figli d'Amenophis III e della prima moglie, Tiyi.
I matrimoni tra consanguinei fino all'epoca dei romani, erano assai frequenti. Gli egizi ritenevano che incrociandosi da un legame strettissimo di parentela il loro sangue blu sarebbe diventato ancora piu' "puro", elevandoli ad uno stato di divinita' terrena. Ma ironia della sorte, commettevano un grave errore. Difficilmente arrivavano a compiere i 30 anni di vita e portavano con se gravi anomalie fisiche, nonchè  cagionevole salute.
Il giovane sovrano, che regnò dai 9 anni - tra il 1333 e il 1324 a. C. - morì di malaria a soli 19 anni. La scoperta è stata fatta grazie all'analisi del DNA che ha messo in luce anche un problema alle ossa dovuto forse a una malattia genetica. In questo modo si sono potute scartare ipotesi come l'assassinio per avvelenamento o per un colpo alla nuca.


Fonte Focus.it - La regina Tiyi, nonna di Tutankhamon


Fonte Focus.it

Scultura inquietante

Misteriosa anche perche' è quasi impossibile raccogliere piu' informazioni di quante ne elenco qui sotto.


Fonte nibiru 2012

La scultura del mistero è stata mostrata dalla Concordia University di Montreal, un oggetto risalente forse a migliaia di anni e secondo alcuni esperti antecedente le piramidi dell' antico Egitto.
La statua in calcare, descritta come una rappresentazione "inquietante" di due figure avvinghiate, secondo Clarence Epstein "potrebbe essere uno dei più rari reperti del suo genere,"
I due soggetti raffigurati sono nudi, uno un maschio e l'altro forse una femmina in compagnia di un bambino. S
ono stati lavorati in posizione seduta con grandi teste allungate.

domenica 10 novembre 2013

Mosaici romani in Kosovo

Dresnik, comune di Klina, Kosovo Nord-occidentale.
Ritrovati mosaici multicolori di epoca romana. Dovrebbero fare parte di un'antica pavimentazione di un palazzo nobiliare. Sono considerati tra i piu' belli mai ritrovati in Kosovo. Gli scavi sono partiti nel settembre del 2012 e non dovrebbero finire molto presto, è ancora sconosciuta l'identita' degli edifici e delle strade romane nella zona. Gli archeologi pensano che la strada ritrovata sia un’antica arteria stradale romana chiamata Via Lissus-Naissus che collegava l’attuale cittadina di Lezhe in Albania e di Nis con la Serbia.


Particolare di un mosaico

giovedì 7 novembre 2013

Spada nella roccia in Italia

Chiusdino, prov. di Siena .

L'Abbazia è un monumento fra i piu' i considerevoli dello stile gotico-cistercense in Italia; fondata alla fine del sec. XII, divenne un importante centro religioso.
La grande chiesa abbaziale fu eretta nel 1224-88; inizio' a rovinare nel Cinquecento e piu' gravemente nel Settecento.
La guida toscana del T.C.I. cita: In parte diruta, giace nel silenzio della campagna creando con le linee delicate di questa un contrasto di profonda suggestione e di drammatica e solitaria bellezza.
La seduzione che emana l'edificio è davvero notevole, con il cielo aperto per tetto e la terra di un prato per pavimento: fiori e stelle. Simbolismo allo stato puro.
Poco piu' in alto si erige la primitiva e mistica chiesetta di San Galgano, di forma circolare dall'originale architettura romanica; al centro di essa si vede un masso con una spada confitta, dall'arcano significato simbolico.


L'Abbazia - fiori e stelle


Secondo la tradizione infatti, in questo luogo il nobile cavaliere Galgano Guidotti ( 1148-1181 ) di Chiusdino, confisse la sua spada nella roccia per adorarne l'elsa in forma di croce; in quel preciso momento fu convertito alla santita' da una rilucente apparizione dell'arcangelo Michele.
Galgano visse da eremita gli ultimi anni della sua vita, erigendo intorno al masso una cappella, poi destinata a divenire l'attuale chiesetta. I Cistercensi ottennero di costruire in onore di Galgano, canonizzato nel 1185, un oratorio e un edificio, nucleo dell'Abbazia che rapidamente crebbe in fasto e potenza.
La spada attuale sostituisce la precedente, spezzata piu' volte nello stupido tentativo di estrarla; il masso è ora protetto da uno spesso cristallo. L'autenticita' del reperto è garantita da un primo studio approfondito da parte del prof. Luigi Garlaschelli dell' Universita' di Pavia, ed innumerevoli altri in seguito.


La spada di Galgano Guidotti - particolare


Questa tradizione della spada di San Galgano richiama quella piu' nota della "spada nella roccia" del leggendario re Artu'E' interessante notare che ad opera di alcuni narratori, le gesta di Artu', che divenne poi il fondatore di un'eletta cerchia di cavalieri, divennero assai note in Europa durante il XII secolo, proprio all'epoca della leggenda di San Galgano. Il nome stesso di Galgano è curiosamente simile a quello di uno dei cavalieri arturiani, Galvano. Teniamo presente che all'epoca l'Inghilterra era gia' una superpotenza europea insieme all'antagonista Francia, non ritengo improbabile dunque che il ciclo bretone arturiano possa averci "rubato" la leggenda che, assai simile, in Italia era gia' da tempo un' assodata realta'.

mercoledì 6 novembre 2013

I Signori della brughiera

Visito sempre con piacere il Museo Archeologico di Arsago Seprio in provincia di Varese.
Durante i lavori di ampliamento della scuola elementare nel 1972, venne rinvenuta una necropoli longobarda in splendido stato di conservazione. La scoperta avvenne da parte di Carlo Mastorgio che convinse l'amministrazione comunale ad usufruire di una parte della sede scolastica come area museale, per la conservazione e valorizzazione di reperti rinvenuti nel territorio, appartenenti alla storia locale dal Neolitico al Medioevo. Il museo è aperto dal 1983 ed ingrandito nel 1998.
Interessante il percorso che parte dalla prima sala con preistoria e protostoria, procede con l'invasione gallica, la romanizzazione, l'eta' imperiale romana ed infine i Longobardi. La sala finale chiude con una discreta raccolta di fossili.


Foto : Francesco Virgilio - Necropoli Longobarda sec. VII


LE ARMI CELTICHE

I reperti si segnalano per essere tra i pochi rinvenuti delle fasi di invasioni galliche, IV - III sec. A.C. nell'area insubre e testimoniano stretti legami con le produzioni transalpine.
Tra essi troviamo spade in ferro di circa 70 cm. di lunghezza, coltellacci, lance, anelli da cintura, maglie di catena porta-spada, fibule e cesoie. Tali oggetti sono stati portati alla luce finora solo ad Arsago e in due casi.

Foto : Francesco Virgilio - spade e punte di lance


LA NECROPOLI LONGOBARDA

A ridosso del museo la necropoli. E' ad oggi l'unica grande necropoli famigliare di eta' longobarda in provincia di Varese. Tra il 1972 e il 1994 sono oltre 26 le tombe che hanno visto la luce. Ed è solo una parte, tramite il georadar presto dovrebbero proseguire le ricerche nelle aree limitrofe.
Disposte su linee irregolari le tombe sono distinte in gruppi a seconda delle famiglie di appartenenza. Il defunto era posto col capo ad ovest, in questo modo aveva sempre lo sguardo rivolto al sorgere del sole. A seconda del ceto sociale, le pareti erano di proporzioni monumentali o piu' modeste, provviste di coperture monolitiche, spesso danneggiate gia' in passato per depredarne le armi.
In certi casi per la realizzazione di tali tombe sono state riutilizzate epigrafi romane, esposte in una loggia all'ingresso del Museo.
Diversi angolari in ferro lasciano supporre l'utilizzo di bare lignee.


Foto : Francesco Virgilio - particolare di un tumulo 

domenica 3 novembre 2013

Umbria : scoperto scheletro di Mammut

Ellera di Corciano, Perugia.
In agosto è stato recuperato parzialmente uno scheletro di Mammut nell'area paleontologica del paese.
Gia' nel 2011 gli scavi di Ellera avevano riportato alla luce resti scheletrici di vari animali, quali ippopotami, cervi, bisonti e ghepardi. Si ipotizza che nella zona circa un milione di anni fa dovesse essere presente una pianura alluvionale, ricca di specchi d'acqua e foreste, habitat perfetto per queste specie.



Fonte - National Geografich


Lo scavo è stato curato da Marco Cherin, paleontologo del dipartimento di Scienze della terra dell'Università di Perugia, che si è avvalso della collaborazione di studenti dei corsi di laurea di Geologia e Scienze naturali.

venerdì 1 novembre 2013

Salviamo la tomba di Massimo Decimo Meridio !

Il personaggio di Russel Crowe , Generale Massimo Decimo Meridio, e'stato ispirato da un personaggio realmente esistito, generale dell'imperatore Marco Aurelio, e si chiamava Marco Nono Macrinio. La sua tomba è stata rinvenuta nel 2008 alla periferia di Roma sulla via Flaminia, e dopo anni di studi per accertarne la proprieta' del Generale, la sopraintendenza in assenza di capitali avrebbe deciso di riseppellirla , chissa' forse per altri 2000 anni. La notizia, sicuramente per la fama del celebre Generale interpretato da Crowe, ha scatenato bufere di critiche sopratutto dall'estero. Lo stesso attore ha cosi dichiarato in un'intervista a la Repubblica : "Di tutte le grandi nazioni del mondo, l'Italia in particolare dovrebbe essere una guida nel promuovere l'importanza di esplorare e conservare il passato antico". Ha poi aggiunto che noi italiani dovremmo essere " piu' orgogliosi "  della nostra gloriosa storia . Ma non finisce l'intervista senza aggiungere : "e' dai dettagli delle esplorazioni archeologiche che vediamo e capiamo quello che ci lega alla nostra storia, quello che la nostra storia ci puo' insegnare e cosa puo' essere il nostro futuro con quella conoscenza".


Particolare su lastra marmorea - Mausoleo di  Marco Nono Macrinio

Concludendo, non resta che sperare nel miracolo da parte dell'American Institut for Roman Culture, che ha promosso una petizione online intitolata 'Save the Gladiator's Tomb'.
Fonte : Antikitera.net