E' ormai da tempo che da qui parte una leggenda che fa storia, niente meno che fa discutere. Luigi Muscas, 50 anni, prima pastore e poi scultore, ha scritto due libri “Il popolo dei giganti, figli delle stelle” e “I giganti ed il culto delle stelle”. Diamo voce ai suoi racconti: “Dodicimila anni fa qui abitava un popolo di giganti. Un'onda travolse poi questa civiltà. Sono rimasti gli scheletri e tanti monili. Ma tutti fanno finta di non vedere e di non sentire”. “Ho litigato con mezzo mondo”, continua in tono deluso. “Nessuno mi ascolta. Ma io non mi fermerò. Io, i giganti, li ho visti davvero. Qui a Pauli Arbarei. E li ho fotografati!".
E sostiene di non essersi inventato niente, di non giocare con la fantasia o prendere in giro i turisti. I suoi racconti ci parlano di tombe con scheletri enormi e mummificati, di parecchie ossa, di tunnel che collegano nuraghi e templi, di navi e anelli in ferro per l’attracco. 24 suoi concittadini confermano le sue esternazioni spontanee e sincere, con testimonianze che convalidano le sue teorie, e che Luigi ha ragguppato nei suoi libri. Una certa varieta' di resoconti fra mito e leggenda che s’intrecciano con date, luoghi e oggetti descritti con sovrabbondanza di particolari. Ed è come se ogni cosa fosse ancora lì, in quella posizione esatta, a soddisfare l’incredulità degli indifferenti.
“Io i resti dei giganti li ho visti davvero”, ribadisce in modo sicuro ed autoritario l’autore. “Un giorno di febbraio del 1972, all’uscita di scuola, quando per ripararmi dalla pioggia m’infilai dentro una grotta. Ecco, uno scheletro, con la testa enorme e la dentatura al completo. Lo raccontai a mio nonno: non si scompose. Non si scomposero gli altri anziani". Come se gia' sapessero, nulla di particolarmente nuovo.
Perché a Pauli Arbarei, e non meno nelle adiacenti località, la terra regala enormi scheletri umani. La storia non ha fatto altro che ricoprirli sotto il peso di secoli se non millenni. Ritornati poi alla luce intorno agli anni Cinquanta, grazie all'avvento di mezzi agricoli che andavano più in profondità. Sittimio Onnis, 67 anni anche lui di Pauli Arbarei ci spiega : “Quando abbiamo collaudato il primo trattore, l’aratro s’incagliò in una lastra di pietra e il mezzo si fermò improvvisamente. Sotto quella pietra c’era una tomba. All’interno uno scheletro con una testa grande quanto quella di un cavallo. Per non parlare delle dimensioni delle ossa: nessuna somiglianza con quelle di un uomo comune”. E senza nascondere troppo una certa qual rabbia : “Non capisco perchè non ci sia qualcuno disponibile a scavare sull’altopiano per capire se anche i fatti leggendari che ci hanno tramandato i nostri padri possono diventare realtà. C’è quasi paura di scoprire che la Sardegna sia la culla di una civiltà antichissima. Come se si temesse di dover riscrivere la storia”. Le testimonianze non si riducono a queste, ma per farla breve cito quella di Giuseppe Pulisci, 71 anni : "la verita' deve saltare fuori, lo dico sin da quando lavoravo a Sardara, negli scavi archeologici del villaggio nuragico di Sant’Anastasia. Ho visto scheletri di varie dimensioni, qualcuno oltre 2 metri di lunghezza. Man mano che venivano recuperati, ci obbligavano a portali subito dentro la chiesa. Mi è toccato sorvegliarli anche di notte. Poi scomparivano. Assieme a bronzetti, bottoni e altro ancora. Non so che fine abbiano fatto”.
Ritrovamento di giganti a Pauli Arbarei |
I siti megalitici in territorio sardo sono innumerevoli, ne cito un altro famoso perche' considerato tra i piu' interessanti e suggestivi del genere: Tomba dei Giganti di Coddu Vecchiu - Arzachena.
Situato nell'entroterra gallurese sorge su terreno inclinato da un'area collinare, a 10km dal golfo di Arzachena. Al centro del complesso si erige una stele centinata, pari a 4,04 metri di altezza x 1,90 metri di larghezza, la piu' grande del genere finora rinvenuta.
Fonte: sardegnacultura.it - Tomba dei giganti di Coddu Vecchiu |
To be continued...
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