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giovedì 30 gennaio 2014

Sardegna: antica terra di giganti ...

PAULI ARBAREI : Sardegna, centro-sud , 140 metri s.l.m., nemmeno 700 anime.

E' ormai da tempo che da qui parte una leggenda che fa storia, niente meno che fa discutere. Luigi Muscas, 50 anni, prima pastore e poi scultore, ha scritto due libri “Il popolo dei giganti, figli delle stelle” e “I giganti ed il culto delle stelle”. Diamo voce ai suoi racconti:  “Dodicimila anni fa qui abitava un popolo di giganti. Un'onda travolse poi questa civiltà. Sono rimasti gli scheletri e tanti  monili. Ma tutti fanno  finta di non vedere e di non sentire”. “Ho litigato con mezzo mondo”, continua in tono deluso. “Nessuno mi ascolta. Ma io non mi fermerò. Io, i giganti, li ho visti davvero. Qui a Pauli Arbarei. E li ho fotografati!".
E sostiene di non essersi inventato niente, di non giocare con la fantasia o prendere in giro i turisti. I suoi racconti ci parlano di tombe con scheletri enormi e mummificati, di parecchie ossa, di tunnel che collegano nuraghi e templi, di navi e anelli in ferro per l’attracco. 24 suoi concittadini confermano le sue esternazioni spontanee e sincere, con testimonianze che convalidano le sue teorie, e che Luigi  ha ragguppato nei suoi libri. Una certa varieta' di resoconti fra mito e leggenda che s’intrecciano con date, luoghi e oggetti descritti con sovrabbondanza di particolari. Ed è come se ogni cosa fosse ancora lì, in quella posizione esatta, a soddisfare l’incredulità degli indifferenti.
“Io i resti dei giganti li ho visti davvero”, ribadisce in modo sicuro ed autoritario l’autore. “Un giorno di febbraio del 1972, all’uscita di scuola, quando per ripararmi dalla pioggia m’infilai dentro una grotta. Ecco, uno scheletro, con la testa enorme e la dentatura al completo. Lo raccontai a mio nonno: non si scompose. Non si scomposero gli altri anziani". Come se gia' sapessero, nulla di particolarmente nuovo.

Perché a Pauli Arbarei, e non meno nelle adiacenti  località,  la terra regala enormi scheletri umani. La storia non ha fatto altro che ricoprirli sotto il peso di secoli se non millenni. Ritornati poi alla luce intorno agli anni Cinquanta, grazie all'avvento di mezzi agricoli che andavano più in profondità. Sittimio Onnis, 67 anni anche lui di Pauli Arbarei ci spiega : “Quando abbiamo collaudato il primo trattore, l’aratro s’incagliò in una lastra di pietra e il mezzo si fermò improvvisamente. Sotto quella pietra c’era una tomba. All’interno uno scheletro con una testa grande quanto quella di un cavallo. Per non parlare delle dimensioni delle ossa: nessuna somiglianza con quelle di un uomo comune”. E senza nascondere troppo una certa qual rabbia : “Non capisco perchè non ci sia qualcuno disponibile a scavare sull’altopiano per capire se anche i fatti leggendari che ci hanno tramandato i nostri padri possono diventare realtà. C’è quasi paura di scoprire che la Sardegna sia la culla di una civiltà antichissima. Come se si temesse di dover riscrivere la storia”. Le testimonianze non si riducono a queste, ma per farla breve cito quella di Giuseppe Pulisci, 71 anni : "la verita' deve saltare fuori, lo dico sin da quando lavoravo a Sardara, negli scavi archeologici del villaggio nuragico di  Sant’Anastasia. Ho visto scheletri di varie dimensioni, qualcuno oltre 2 metri di lunghezza. Man mano che venivano recuperati, ci obbligavano a portali subito dentro la chiesa. Mi è toccato sorvegliarli anche di notte. Poi scomparivano. Assieme a bronzetti, bottoni e altro ancora. Non so che fine abbiano fatto”.

Ritrovamento di giganti a Pauli Arbarei

I siti megalitici in territorio sardo sono innumerevoli, ne cito un altro famoso perche' considerato tra i piu' interessanti e suggestivi del genere: Tomba dei Giganti di Coddu Vecchiu - Arzachena.
Situato nell'entroterra gallurese sorge su terreno inclinato da un'area collinare, a 10km dal golfo di Arzachena. Al centro del complesso si erige una stele centinata, pari a 4,04 metri di altezza x 1,90 metri di larghezza, la piu' grande del genere finora rinvenuta.

Fonte: sardegnacultura.it - Tomba dei giganti di Coddu Vecchiu


To be continued...

mercoledì 22 gennaio 2014

L'enigma della Mappa Mundi di Piri Reis

COSTANTINOPOLI - 1513 d.C.
La mappa è conservata nella Biblioteca di Istanbul a palazzo Topkapi, dove fu rinvenuta nella ristrutturazione dell'edificio per trasformarlo in museo nel 1922: è una parte di un documento più ampio, di cui rappresenta circa un terzo (o forse la metà) dell'estensione originaria. Vi è rappresentata una porzione dell' Oceano Atlantico e le coste dell' Europa, dell' Africa e del versante orientale dell' America meridionale.

La dobbiamo grazie alla mano di un ammiraglio della flotta ottomana Piri Reis, realizzata su pelle di gazzella. Vi è rappresentata oltre le zone sopracitate, la costa settentrionale dell' Antartico. Sottolineo che l' Antartide fu scoperto solo nel 1818. Inoltre evidenzio che la zona è priva di ghiacci perenni, cosa che al dire degli studiosi, sarebbe stato possibile solo migliaia di anni fa. Come dire che chi ha realizzato la prima copia, deve aver vissuto sulla Terra circa  nel 6000 a.C. O giu' di li.
Il mistero dunque non è tanto aver disegnato un continente identificato solo tre secoli dopo, ma è che la nostra Mappa Mundi lo illustri senza la sua coltre di ghiaccio. L'ammiraglio ottomano deve quasi inequivocabilmente aver utilizzato mappe precedenti, fonti enigmatiche di un passato andato perduto per sempre. Dove sono sparite queste carte? Disegnate da chi ? Da antichi marinai che le realizzarono con enorme perizia? E come facevano a conoscere il continente Antartico? La cartina di Piri Reis ha gia' di suo un minimo scarto d'errore. Calcolando che è la " brutta copia " o l'insieme di altri documenti, non è affatto male per l'epoca. Consideriamo che si pensava ad una Terra piatta, con al centro Gerusalemme fino a non molto tempo prima. Chi puo' aver avuto una visione quasi "ad alta quota", ad esempio simile a quella regalataci da un satellite ?

Fonte Web - mappa mundi Piri Reis - 1513 d.C.

Le carte geografiche enigmatiche abbondano, questa non è la sola. Nel 1531 il navigatore Oronzo Fineo rappresento' l' Antartide sgombro dai ghiacci e con tanto di fiumi, che ormai seppelliti sotto il manto di neve, sono stati scoperti solo di recente da carotaggi eseguiti negli ultimi decenni del secolo scorso. Prima della glaciazione del continente Antartico i corsi d'acqua dovevano solcare le verdeggianti vallate locali. Ma questo almeno prima del 4000 a.C. 
Citiamo infine il geografo francese Philiph Buache, che nei primi anni del settecento realizzo' una mappa grazie a documenti cartografici assai piu' antichi del suo tempo. Egli raffiguro' il continente Antartico come doveva essere nel 10.500 a.C. circa, naturalmente privo di ghiaccio e scoperto solo un secolo dopo il suo. Quali furono le sue misteriose antiche fonti dal quale attinse a piene mani ? Inutile ricordare che anche lui non pote' certo visionare la mappa di Reis, dal momento che fu riportata alla luce solo nel 1922. 

La curiosita' : 
Sulla pergamena cè un riferimento a Cristoforo Colombo. Abbiamo detto che fu certamente redatta dall' ammiraglio turco Piri Reis. Particolarmente interessante appare una sua frase, riportata in margine al foglio e trascritta in lingua turca-ottomana ( quindi con elementi derivati dall'arabo ). In un passaggio in cui si parla del continente americano letteralmente si può leggere: « … Ma si racconta che un infedele di Genova di nome Colombo abbia scoperto questi paraggi … »


martedì 21 gennaio 2014

La regina Puabi, questa sconosciuta

IRAQ: citta' sumera di UR

Dopo quasi un secolo di assenza, gli archeologi tornano in Mesopotamia, uno dei siti archeologici più prolifici dell’umanità e fanno una scoperta eccezionale.
Il team di ricercatori, guidato dall’archeologa Jane Moon della University of Manchester ha scoperto una massiccia struttura monumentale sulle rive del fiume Eufrate, a circa dieci miglia dall’antichissima città sumera di Ur, ritenuto il luogo di origine del patriarca Abramo. Il primo scavo fu realizzato tra il 1920 e il 1930 da Sir Charles Leonard Woolley, uno dei primi archeologi moderni. Nel 1935 venne insignito del titolo di cavaliere per i suoi contributi all’archeologia. La sua campagna di scavi ha regalato all’umanità i manufatti più antichi e preziosi della famosa città-stato di Ur. Fino ad allora si pensava che questo arcaico centro abitato fosse solo una delle tante leggende citate nella Bibbia.
1927, sud - est dell' Iraq. Durante gli scavi presso l'antica citta' mesopotamica di Ur, l' archeologo inglese scopre i resti della regina Puabi. Nei suoi resoconti il cranio della sovrana è descritto come insolitamente grande, simile a quello di alcuni faraoni egizi e alcune mummie del Peru'. Per molti seguaci della teoria degli antichi astronauti, questa sarebbe una delle ulteriori prove dell'origine extraterrestre dell'uomo. 
Le piu'importanti differenze tra Puabi ed il suo popolo, consistono per prima cosa nella sua altezza eccessivamente maggiore dei più alti mesopotamici dell’epoca, in secondo luogo, della forma del suo viso, e dalla longilineità del suo corpo slanciato. Ciò che si è sempre evidenziato senza mai direttamente sbilanciarsi, è proprio che la sacerdotessa  fosse un Annunaki, o un ibrido umano/alieno, esattamente uno di quei figli degli Annunaki di cui si parla anche nella Bibbia, dove gli Annunaki sono definiti Nephilim, e i giganti sono i loro figli, nati comunemente dal seme dei Nephilim e dalle donne umane; quindi parliamo di un ibrido tra l’uomo e i visitatori di Nibiru.

Regina Puabi - lo scheletro
Particolare del cranio e dei gioielli di ottima e preziosa fattura

Nello specifico sulla regina :
Puabi o meglio Pu-Abi in lingua accadica, Shubad in sumero, è il nome di una regina sacerdotessa della Mesopotamia, di epoca sumera, si ipotizza vissuta tra il 2600 a.c. e il 2500 a.c. Puabi e la sua tomba si trovano nell’antica Ur seconda città in grandezza di Babilonia dopo l’omonima città, in alcuni sigilli reali essa viene però citata come Nin. In effetti si suppone che Nin fosse il vero nome di Puabi, quindi il nome con cui era conosciuta da regina ed ancora prima di divenirlo , mentre Pu-Abi che significa (Parola di mio padre in accadico - Accadi, popolo semitico migrato in Mesopotamia in seguito) potrebbe essere il nome del suo ruolo, quindi il nome da sacerdotessa, probabilmente professante la parola di un solo Dio.

Fonte: svegliatiaprigliocchi.blogspot.it

sabato 18 gennaio 2014

Quei vampiri in Bulgaria ..

I VAMPIRI SECONDO I BULGARI: 
Secondo i Bulgari nove giorni dopo il funerale il vampiro tornava sulla terra in forma aerea non per procurare del male ai viventi, ma solo per fare loro qualche dispetto. Egli non sentiva il bisogno di nutrirsi di sangue umano, salvo nel caso in cui avesse del tutto esaurito le proprie riserve di sostentamento. Il quarantesimo giorno dopo il decesso, quando nelle tradizioni dell'Europa orientale l'anima doveva staccarsi completamente dal corpo, secondo le credenze bulgare il vampiro usciva con il proprio corpo dalla tomba. Si rendeva necessario, allora, bruciarlo e, dopo averlo inseguito con l'immagine di un santo, «imbottigliarlo» e gettare immediatamente la bottiglia sul fuoco. E' impossibile che il vampiro così imprigionato potesse essere una salma; evidentemente si trattava di uno spirito o di un fantasma con connotazioni vampiriche.

tratto da "Vampiri Europei e Vampiri dell'aria Sciamanica" di Carla Corradi Musi - Rubbettino Editore - 1995

Sempre nella sfera bulgara:

Krvopijac
Vampiro originario della Bulgaria. Il Krvopijac diventa tale per aver commesso atti sacrileghi; il caso più frequente è l'orgia praticata durante il periodo di Quaresima. Per inchiodare definitivamente il Krvopijac nella tomba, bisogna mettere nella sua bara un ramo spinoso di rose selvatiche...

IL RITROVAMENTO:
Il reperimento di due scheletri di 700 anni fa in Bulgaria, uno dei quali qui immortalato al Museo nazionale di Storia, afferma categoricamente che la paura dei vampiri precede di gran lunga il Dracula narrato da Bram Stoker.

I putativi "vampiri" sono stati trovati sepolti fra le rovine di una chiesa nella cittadina di Sozopol, sul Mar Nero. Gli scheletri presentavano segni di colpi al petto inflitti con una spranga di ferro (in alto a destra) reperita nella tomba accanto al corpo.
I denti dei cadaveri erano stati asportati. I ricercatori sostengono che i colpi con la sbarra e la rimozione della dentatura delineino chiaramente l'intento da parte degli abitanti del villaggio di evitare che i morti si tramutassero in vampiri.
Quella per i "non estinti" è una fissazione che attraversa l'Europa per secoli: "Sono stati portati alla luce  scheletri in sepolture di migliaia di anni fa legati, seppelliti a testa in giù, decapitati... tutte pratiche per evitare che il corpo del defunto tornasse in vita per aggredire", spiega lo storico Mark Collins Jenkins nel suo libro Vampire Forensics.


Fonte: Nationalgeographic.it - vampiro di Sozopol

LA CURIOSITA': Isola del Lazzaretto - Venezia
Un caso nostrano è quello di una donna veneziana, sepolta con tutti i suoi denti ancora presenti ma con un mattone in bocca ! Pratica tipicamente medioevale. Spesso chi moriva di peste emetteva un rivolo di sangue dalla bocca. Secondo la leggenda i "non morti", sepolti accanto ai cadaveri degli appestati, si nutrivano del sangue di questi ultimi. In seguito sarebbero riemersi dalle loro tombe e avrebbero contagiato i vivi superstiti. Gli addetti alle sepolture inserivano quindi pali o mattoni nelle bocche dei sospetti.

Fonte: Focus.it - la Veneziana

Fonte: Nationalgeographic.it


mercoledì 15 gennaio 2014

La maledizione di Otzi ?

Come ogni mummia che si rispetti anche quella di Otzi sembra essere attorniata da una maledizione: ben 8 ad oggi sono i decessi tra le persone coinvolte nel suo ritrovamento e successivi studi. Il primo a risentire dell'anatema è stato proprio il turista tedesco che ha ritrovato la mummia, Helmut Simon, morto a 67 anni nel 2004 durante un’escursione nella stessa regione della scoperta. In seguito è stata la volta dell’archeologo che per primo ha esaminato la mummia, Konrad Spindler, deceduto a 55 anni per una sclerosi a placche. Rainer Henn, capo e mente della missione scientifica, stava recandosi ad una conferenza dedicata ad Otzi quando è rimasto coinvolto in un incidente mortale. Kurt Fritz la guida alpina che aveva condotto Renn dalla mummia è morto a 52 anni ad opera di una valanga. Rainer Hoelzl il giornalista che ha filmato il ritrovamento è invece morto a 47 anni per un tumore al cervello. Non meno in evidenza il decesso dell’archeologo Tom Loy che è stato trovato morto nella sua abitazione proprio mentre stava scrivendo un libro dedicato a Otzi. Come per la maledizione di Tutankhamon, potrebbe trattarsi di semplici coincidenze anche se la sequenza di morti sospette un certo "pensare male" lo dà.

Le ricerche proseguono, la scienza avanza comunque, le scoperte pure, maledizione o no.
A lavorare sul corpo di Ötzi ci sono stati, e continuano ad esserci, centinaia di studiosi: sempre in grado di svelarci nuovi segreti sull’uomo dei ghiacci che sembra aver ancora tanto da dirci.

La curiosita' :
Uno al quale sembra proprio non interessare la jettatura da parte dell'omino dei ghiacci e' Brad Pitt, che si è fatto tatuare sull'avambraccio la sagoma della mummia in tutta la sua posa "plastica".




Fonte: Web

mercoledì 8 gennaio 2014

Lo sguardo del diavolo

Anno Domini 1592, Perugia

Antonio Vassillacchi, soprannominato l’Aliense, ha dipinto la tela più grande del mondo, e pochi ne sono a conoscenza. Si trova nella Basilica di S. Pietro a Perugia. Bhe forse pero', dopo una puntata dedicatagli da Mistero in onda su Italia1 qualcuno in piu' lo sa, ad esempio io non ne ero a conoscenza pur avendo bazzicato in parte l'Umbria a caccia di scorribande Crociate e Templari, ma questa è tutta un'altra storia....

Ritrae il Trionfo dell'Ordine dei Benedettini, e raffigura Santi, Papi, Cardinali, Vescovi Abati e fondatori di Ordini relazionati quali Camaldolesi, Silvestrini ecc. che contornano San Benedetto da Norcia. Occupa tutta la parte superiore della parete di ingresso interna della chiesa.
Ma cosa ha di esclusivo e misterioso questo quadro oltre ad essere il più grande del mondo?

Se osserviamo attentamente, tutti questi personaggi formano un’immagine che campeggia maggiormente nelle foto, più piccola è e meglio si nota, viste le titaniche dimensioni dell'opera.
Se focalizziamo l’attenzione su S. Benedetto e su i due squarci di cielo al cui interno si vedono il sole e la luna ,al posto loro appare una figura, una presenza angosciante e sinistra, demoniaca: S. Benedetto è il naso, gli squarci di cielo sono gli occhi, i corpi celesti le pupille, S. Pietro e S. Paolo in alto ai sommi lati sono le orecchie e i due ciuffi centrali dipingono le corna. In più le figure di benedettini visti di spalle sono delle inquietanti zanne. Se avesse riprodotto anche la bocca aperta sarebbe stato ancora più impressionante. Che peccato, visto che c'era ! I colori e le posture dei vari personaggi fanno risaltare ancora di più le linee del personaggio nascosto. Una volta concentrata l’attenzione su questo sembra non apparire più il quadro originale e bisogna considerare anche che il dipinto era ad uso e consumo del sacerdote e non del popolo, dove quest’ultimo gli dava le spalle mentre il celebrante lo vedeva benissimo dall’altare durante la S. Messa. La foto è abbastanza chiarificatrice, ma vederlo dal vero è ancora più impressionante.


Fonte: web - Da lontano


Fonte: rivelazioni.com - Da vicino

IPOTESI di realizzazione:
Perché dentro un tempio cattolico, in un’opera così grande e così in evidenza viene raffigurato il diavolo? E se non è il diavolo, una figura mefistofelica di certo, è inopinabile. E’ la vendetta nascosta di un artista verso i suoi committenti ecclesiastici? O una critica occulta e feroce alla corruzione della Chiesa, preda del Male e dimora del demonio? Difficile che sia andata così negli anni spietati dell’Inquisizione. Eppure l'opera ha superato l'esame, ha aggirato l'ostacolo: il rogo, sia suo che della mano di chi l'ha partorito. Al tempo del Vassilacchi si moriva per molto meno. Il solo pensare ad un quadro simile, l'averlo appena imbastito su pergamena, avrebbe condotto dritti alla Vergine di Norimberga, alla ruota, o a qualsivoglia tortura in voga all'epoca e che, salvo un miracolo, avrebbe portato ad atroce morte sicura. Il quesito rimane mha ...
La porta lignea della chiesa che sembra completare l’opera dell’Aliense chiarisce una parte del mistero: l’ingresso di San Pietro, alla base della gigantesca tela, è la grande bocca che ingoia chi lascia la basilica per tornare alla vita di tutti i giorni. Come dire: “Extra Ecclesiam nulla salus”. Fuori dalla Chiesa, nel mondo abitato dal peccato, non c’è salvezza. E quel dipinto doveva rammentarlo ai fedeli all’uscita di ogni funzione religiosa dopo aver ascoltato la parola di Dio. E’ l’ossessione che segna il messaggio della Controriforma: il diavolo è in agguato, in ogni momento nella vita quotidiana e anche all’interno della Chiesa. Pax Vobis.

Fonte: rivelazioni.com

lunedì 6 gennaio 2014

Il dipinto senza "pupille"

CREMONA - CHIESA DI SAN SIGISMONDO

Parliamo del complesso monastico di San Sigismondo sorto laddove, fino alla prima metà del Quattrocento, sorgeva una piccola chiesetta retta dai monaci Benedettini Vallombrosani, un ordine che si è sempre distinto, nel corso dei secoli, per la lotta contro la simonia ( la compravendita di cariche ecclesiastiche, assoluzione di peccati e indulgenze ) e contro la corruzione e la mondanità della Chiesa.
Questo tempio sacro è famoso per due caratteristiche distinte che riguardano i suoi affreschi cinquecenteschi. Il primo riguarda l'opera del pittore cremonese Aleni, detto il Fadino, laborioso nel XVI secolo: l' Ultima Cena. Cresciuto sulla traiettoria di Boccaccio Boccaccino e di Galeazzo Campi, Aleni non fu avulso alla lezione prospettica bramantinesca e la sua Ultima Cena, del 1508, è tra i primi esempi di ripresa dell'iconografia leonardesca. E come Leonardo, ecco comparire come per magia una splendida donna accanto a Cristo, al posto di San Giovanni. Maria Maddalena ? Non lo sapremo mai, ma dieci anni dopo il libro di Dan Brown, Il codice Da Vinci, non mancano mai di rivelarsi in ogni parte d'Europa Cenacoli con questa caratteristica mistica : il culto del Femminino.

Osserviamo ora l'opera più incredibile ed impenetrabile mai vista in un ambiente ecclesiastico, si tratta di un affresco del Beccaccino che rappresenta l’“Adultera davanti a Cristo”, un dipinto che contiene una particolarità non ancora decrittata. Tutti i personaggi rappresentati hanno gli occhi privi di pupilla. Una situazione, questa, che dà alla pittura una dimensione quantomeno insolita, quasi eterea. Dopo secoli e secoli di distanza, ancora non conosciamo le ragioni che hanno spinto l’artista a rappresentare un episodio in questo modo inconsueto. L’affresco fra l’altro, non è stato realizzato in una zona “secondaria” della chiesa, è stato infatti ideato e terminato nientemeno che sulla parete di sinistra del presbiterio.
Una interpretazione potrebbe essere il fatto che le pupille erano forse state realizzate con gemme preziose trafugate in seguito, o con un materiale che le rendeva "vive", particolarmente lustre, un materiale forse organico che si sarebbe dissolto nel tempo. Anche fosse vera una simile spiegazione scientifica, come è possibile allora che solo questo quadro al mondo sarebbe stato realizzato in questa maniera, senza sperimentare le nuove tecniche su altri quadri? Forse perchè rivelatisi un fallimento? E allora perchè non provvedere all'aggiunta delle pupille con tecniche tradizionali (olio a tempera) sopra l'errore? Il mistero rimane.

Fonte: vedi foto - L'adultera davanti a Cristo


Fonte: vedi foto - particolare di Cristo


Fonte: vedi foto - particolare di un ragazzino

Fonte: luoghimisteriosi.it - di Panni Paolo, rivisto da me.

venerdì 3 gennaio 2014

Chiese medievali trasformate in hotel

Forse poco morale, ma come mossa commerciale non è indifferente. Libera interpretazione.

La chiesa del Santo Sacramento a Binche, Belgio, è l'ultima degli edifici sacri ( monasteri, chiese ) trasformata in alberghi - ristoranti ecc.. Sembra l'ultima tendenza del paese nord occidentale europeo. Il tempio sacro vecchio piu' di otto secoli era stato donato nel 1976 alla locale parrocchia. La sua ultima funzione liturgica è stata celebrata il 10 giugno dell'anno appena trascorso.

Fonte: repubblica.it - camera del Martin's Paterhof  di Mechelen.Malines


Fonte: repubblica.it - ristorante ricavato da un monastero

Fonte: repubblica.it